La sedia della felicità

Gio 16/10 ore 20.30

Ven 17/10 ore 20.30

Cineforum, ingresso anche con biglietto.

Un film di Carlo Mazzacurati. Con Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese, Giuseppe Battiston, Katia Ricciarelli, Raul Cremona.

Commedia, durata 90 min. – Italia 2013.

“Il Veneto surreale e fiabesco di Mazzacurati, nella sua commedia più divertente

Opera forse testamentaria, ma dal profondo e senza proclami, La sedia della felicità nasconde dietro le apparenze di una brillante levità un nemmeno tanto sfumato sottotesto di malinconia. Inoltre, esibisce la volontà di Mazzacurati di abbracciare quanti lo hanno accompagnato nel suo straordinario quanto appartato percorso, lo stesso che, a nostro modesto ma fermo parere, lo consegna alla storia del cinema come uno degli autori più importanti della sua generazione, l’unico forse ad aver saputo raccogliere il testimone degli amati Pietrangeli e Zurlini. Ecco allora, non per caso, gli attori – Roberto Citran, Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando, Antonio Albanese – che si sono prestati a una serie di comparsate fulminee quanto esilaranti, ma anche gli sceneggiatori Doriana Leondeff e Marco Pettenello, il direttore della fotografia Luca Bigazzi, lo scenografo Giancarlo Basili, la costumista Maria Rita Barbera.Qualcuno ha affermato che bisognerebbe sempre pensare al film che si sta girando – al libro che si sta scrivendo, al quadro che si sta dipingendo, alla musica che si sta componendo… – come se fosse l’ultimo.Carlo Mazzacurati ha saputo lasciarci con l’eleganza, la discrezione, il senso dell’umorismo, l’umana simpatia e la profondità di sentire che hanno sempre caratterizzato la sua personalità, di uomo e di artista.Perché questa fiaba comica, pensata sulla falsariga della farsa nobile già sperimentata in Lalingua del santo, A cavallo della tigre e La passione e messa in scena durante la malattia, pensiamo sia stata un vitale, onestissimo modo di contemplare la morte e di combatterla. La fiaba ci chiama alla saggezza scanzonata del divertimento, ma lo fa punteggiando l’intreccio con segni funerei e disinvolti nella loro natura di esorcismo. Comincia con la morte in carcere della madre del bandito, poi ci sono la telefonata a un tale che si chiama Becchin, la notizia che il padre dei due gemelli è defunto, la massima del passeggero dell’autobus secondo la quale la cosa più tragica nella vita è il trasloco, dopo la morte. E ancora la medium che interroga i trapassati prima di esserne posseduta, la lunga sequenza del cimitero in cui Bruna trova per caso la tomba della propria maestra (un richiamo a La giusta distanza), infine lo scenario intatto delle Dolomiti che confinano col cielo, mentre si insinua il dubbio sulla sorte del prete/pope, che alcune voci incontrollate vogliono sia sopravvissuto e giochi a carte con l’orso, come lo ritraggono i graziosissimi disegni di Roberto Abbiati che chiudono il film.In questa forma un po’ irridente e un po’ coraggiosa, un po’ agnostica e un po’ sublime, Mazzacurati ha saputo interpretare il conflitto che, prima o poi, ci riguarda tutti. Non possiamo che ringraziarlo.
Vivilcinema.