A Girl Walks Home Alone At Night

Mer 16/11 ore 20.30
Gio 17/11 ore 20.30
Ven 18/11 ore 20.30

Cineforum, ingresso anche con biglietto.

Un film di Ana Lily Amirpour. Con Sheila Vand, Arash Marandi, Marshall Manesh, Mozhan Marnò, Dominic Rains.
Horror, durata 97 min. – USA 2013.

“Un film che affascina per la bellezza del suo bianco e nero e per la geometria leggera e perfetta del suo racconto, ma conquista per la qualità della sua ironia”

Una decapottabile anni Cinquanta, conquistata con 2191 giorni di lavoro, e un vecchio padre che si buca: sono queste le coordinate dell’esistenza di Arash, giovane di Bad City, città mediorientale affidata al respiro delle pompe di petrolio e alle sorprese della notte. Ed è rigorosamente di notte, introdotta dal rotolare strisciante dello skateboard, che fa la sua comparsa una ragazza misteriosa, che indossa il chador come un mantello e beve sangue umano.
Girato a Taft, California, ma idealmente ambientato nell’Iran che fa parte della biografia della regista Ana Lili Amirpour, A Girl Walks Home Alone at Night è un film che affascina per la bellezza del suo bianco e nero e per la geometria leggera e perfetta del suo racconto (sei personaggi e un gatto in tutto), ma conquista per la qualità della sua ironia. Una qualità dolce e malinconica, che sfrutta il mito del vampiro per raccontare la vita prima che la morte.
La sua sagoma da madonna nera si scopre più incline a Veronica Ciccone che alla Morte scacchista di Bergman e la maglietta a righe più vicina al supereroe da fumetto che alla moda hipster. Così agghindata, la vampira della Amirpour risemantizza il velo tradizionale, dando un senso al nascondersi sotto di esso e scarta il suo cinema da un’impressione di leziosità portandolo su un territorio contiguo, per temi e impostazione illustrativa, a quello del graphic novel.
Cattiva coscienza degli altri nottambuli (bellissima la danza macabra dello “specchio” tra lei e il vecchio), troverà inaspettatamente un doppio anche per sé in Arash, impasticcato e travestito ingenuamente da Dracula: “Could there be love between these wings?”, cantano allora i White Lies dando voce ai pensieri dei due protagonisti e il film trova definitivamente la sua strada.
Il tema della droga che fu di The Addiction e il languore rock incarnato dagli eterni amanti di Jarmusch sono sentieri che la regista dimostra di aver percorso e frequentato, ma il romanticismo vampiresco che sceglie di adottare, specie da metà film in poi, è di un genere diverso, a tratti più ludico ma affatto pretestuoso. L’eroina di A Girl Walks Home Alone at Night riporta il mito (europeo per origine ma ormai profondamente globalizzato, come il film esplicita ad ogni occasione) all’antica e sognata necessità dell’uomo di combattere la propria morte. La Bad City mediorientale della Amirpour è già di per sé una waste land di esistenze trascinate, terrorizzate, dissanguate, e la vampira che ascolta “Death” è in realtà forza vitale, reazione solitaria, sogno cartoonesco di fuga, in decapottabile.