Due amici

Mer 20/11 ore 20.30 VO
Gio 21/11 ore 20.30
Ven 22/11 0re 20.30

Cineforum, ingresso anche con biglietto.

Un film di Louis Garrel. Con Golshifteh Farahani, Louis Garrel, Vincent Macaigne, Mahaut Adam, Pierre Maillet.
Drammatico, durata 100 min. – Francia 2015.

“Un film arioso e leggero che riprende la configurazione sentimentale francese per eccellenza.”

Clément, fragile e ossessivo, lavora come comparsa al cinema e ama platealmente Mona, occupata in un chiosco della Gare du Nord. Clément vorrebbe trattenerla a Parigi ma Mona ha un treno da prendere ogni sera. Detenuta in semilibertà, Mona nasconde il suo segreto e rifiuta l’amore di Clément. A convincerla ci prova Abel, benzinaio col vizio della poesia, venuto in soccorso dell’amico. Deciso a impedirle il ritorno, Abel la costringe a terra e a un chiarimento con Clément. La disperazione di aver perso il treno e mancato il rientro al penitenziario stempera presto dentro una notte parigina e un ménage à trois tragicomico, governato dai sentimenti e dal bisogno di appartenere a qualcuno. Una donna, un uomo, un amico.
Vincoli amorosi, amicali, familiari. Il cinema francese, quello di ieri e quello di oggi, mette in pratica la riflessione di Renoir tornando irriducibile su quelle storie e riuscendo a ogni narrazione a risultare singolare, a sorprendere, a emozionare.
Opera prima di Louis Garrel, Due amici riprende la configurazione sentimentale francese per eccellenza e realizza un film arioso e leggero, nel senso di Kundera. Dramma da camera ‘in esterno’, Due amici argomenta il mediometraggio La Règle de trois girato quattro anni prima e abitato dagli stessi attori. Louis Garrel, Vincent Macaigne e Golshifteh Farahani interpretano tre personaggi spostati, fuori fuoco, precari della vita e dei sentimenti dentro una Parigi disinnescata che apre sulla bellezza confusa dei suoi protagonisti. Il triangolo amoroso (e amicale) domina il racconto svolto in tre giorni e due notti, ispirato a Musset (“Les caprices de Marianne”) ma vicino a Marivaux nel gioco dell’amore e della menzogna. Al centro del motivo ternario c’è Mona, attorno orbitano Clément e Abel che, (auto)emarginati, possiedono tangibilmente soltanto il loro sentimento.
I personaggi, tutti ugualmente innocenti, si costruiscono un rifugio di armonia per fuggire il caos della vita, passando il loro tempo a mentire o a colpevolizzarsi. Incapaci di indovinare un punto di arrivo, vivono ogni istante come se la loro storia, passata o futura, non avesse rilievo. Ogni qualvolta il conflitto sorge, uno stratagemma narrativo o un dialogo eccentrico intervengono a eluderlo o a ridimensionarlo. La leggerezza prima di tutto. Quella insostenibile di Kundera e quella umanista di Renoir, capace di considerare la pace tra due uomini che amano la stessa donna (La regola del gioco).
Lontano dalla radicalità autoriale del padre, Louis Garrel guarda ad altri padri (del cinema) e omaggia Bernardo Bertolucci con la sequenza del Maggio ’68 e contro le barricate su cui Philippe Garrel puntellò la sua macchina da presa. La memoria materiale e affettiva della celebre onda lambisce senza frangere lo sguardo arioso ed emotivo di Louis Garrel, fuori dal conflitto che agita il padre. Dreamer di Bertolucci, come il suo personaggio Louis preferisce vivre en poésie e respirare il passato attraverso i miti culturali (Nouvelle Vague su tutto), convinto che la vita imiti il cinema e non l’inverso. Sismografo sensibile di sentimenti, Garrel, combina i codici della commedia romantica hollywoodiana con il pudore dei maestri francesi. Un cinema della timidezza, della sospensione, dell’intimità e della pulsione erotica che si impone con il suo garbo e grazie ai suoi attori sempre sulla strada, farfuglianti, svagati, trascurati dalla vita e abbandonati all’amore. (mymovies)