Mer 14/11 ore 20.30 Gio 15/11 ore 20.30
Ven 16/11 ore 20.30
Cineforum, ingresso anche con biglietto.
Un film di Carla Simon Pipó. Con David Verdaguer, Fermi Reixach, Bruna Cusí, Paula Blanco, Laia Artigas.
Drammatico, durata 90 min. – Spagna 2017.
“Un dramma enorme raccontato per piccolissimi momenti: così Carla Simòn trova la misura giusta per portare la sua infanzia sullo schermo.”
D’estate, in campagna, i giorni sembrano tutti uguali. Ma non l’estate del 1993, non per Frida. Già orfana di padre, all’età di sei anni, quell’estate, Frida perde anche la madre. Dicono per polmonite, ma è AIDS. Lo zio e sua moglie, che hanno già una bambina, la prendono con loro, ma cambiare casa, cambiare genitori, ritrovarsi con una sorella e con una tragedia del genere scritta in fronte non è una cosa semplice. Occorreranno tutti i giorni di quell’estate e tutti gli errori possibili per accettare quel che è stato e abbracciare quello che sarà.
E una parte di avventura c’è, non tanto e non solo nei pomeriggi nel bosco dietro casa, nella provincia catalana, quanto nell’avanzare quotidianamente della protagonista lungo un sentiero che non ha scelto e non conosce, che domanda grande coraggio, ad esempio quello di fare nuove amicizie, che a volte rivelano la loro fragilità in un istante (basta una sbucciatura al ginocchio, con un piccolo versamento di sangue, per far urlare le madri del paese e far scappare le coetanee).
Regista e interprete (è davvero straordinaria la piccola Laila Artigas, scovata al termine di un lungo lavoro di casting) riescono a dire tanto senza dire niente, a far accadere moltissimo senza che accada nulla. Quando il lungo silenzio di Frida viene interrotto da un capriccio, da un’idea (telefonare a casa, per non ottenere risposta, o offrire un pacchetto di sigarette alla statuetta della Madonna, per quando vedrà mamma, che senza fumare non sapeva stare) o da un atto di ribellione, per quanto piccolo sia l’atto in sé, fa un rumore grande.
Attorno a Frida, si muove, con delicatezza ma senza facili soluzioni, anche un piccolo mondo di adulti, scoperti nella loro impotenza e nelle loro preoccupazioni, che Carla Simòn ritrae con compassione, mentre offrono tutto ciò che possono, ovvero un approdo e una promessa di affetto, che però diventeranno reali solo quando Frida sarà in grado di riconoscerli e, col tempo, di farli propri.
/ L’aspetto più originale di Estate 1993 è, però, nella sproporzione tra la misura del dramma e quella del film: impossibilitata a raccontare un’elaborazione del lutto che era troppo piccola per vivere in maniera razionale, la regista catalana opta per un onesto e credibile racconto di piccole cose, e tale lo mantiene, senza escalation, finale compreso. Insieme al dolore, si scrive così, nel mentre, anche una storia di grande resilienza e di conquistata quotidianità. (mymovies)