I fantasmi d’Ismael

Mer 30/5 ore 20.30
Gio 31/5 ore 20.30
Ven 1/6 ore 20.30

Cineforum, ingresso anche con biglietto.
Mercoledì 30 proiezione in lingua originale sottotitolata in italiano.

Un film di Arnaud Desplechin. Con Mathieu Amalric, Marion Cotillard, Charlotte Gainsbourg, Louis Garrel, Alba Rohrwacher.
Drammatico, durata 110 min. – Francia 2017.

“Un autoritratto galvanizzante che combina nella stessa opera intimità, politica, arte, corpo, pensiero e processo creativo.”

Ismaël Vuillard, regista febbrile, scrive di notte per ricacciare gli incubi. Legato sentimentalmente a Sylvia, astrofisica con la testa tra le stelle, ha perso Carlotta, la giovane consorte inghiottita vent’anni prima dal nulla. Da allora si prende cura di Henri Bloom, autore cinematografico, mentore e padre inconsolabile di Carlotta, che una mattina d’estate ritorna dall’aldilà. Fantasma tangibile, la sua morte non è mai stata accertata, rientra da una fuga ostinata e da un soggiorno in India, dove si è risposata e dove è rimasta vedova. Di nuovo sola nel mondo, ripara nella sua vecchia vita e tra le braccia di Ismaël, sopraffatto dalle emozioni e dallo sconcerto. Il fantasma di Carlotta lo appressa e finisce per frangere i suoi sentimenti e la sua produzione artistica.
I fantasmi del titolo sono i testimoni temibili di uno stato precedente del mondo, hanno conosciuto i vivi nella loro versione più bella, più pura e adesso rivendicano il posto che hanno abbandonato. Commedia di spionaggio che si rovescia in feuilleton intimo che si rivela autoritratto galvanizzante (Roubaix ancora e sempre), I Fantasmi d’Ismael convoca una sorta di aldilà relazionale in cui fantasmi immutati riemergono un tourbillon di rimpianti e rimorsi.
Ma Carlotta e Ivan Dédalus non sono gli unici fantasmi di questo racconto fantastico che si gioca, nella prima parte, in una casa in riva al mare, a colpi di ellissi e flashback. In filigrana riemergono i maestri di Desplechin, Bergman, Truffaut, Hitchcock (Carlotta è il nome della donna del ritratto in Vertigo), eterni revenants che abitano un film saturo di segni, referenze e rispecchiamenti, in cui si confondono le frontiere tra le epoche, tra realtà e finzione, tra sogno e incubo.
La dimensione spettrale del film comprende soprattutto le sottili reminiscenze del cinema dell’autore che recupera i personaggi amati per fargli vivere nuove avventure. Personaggi che non sono più gli stessi ma non sono nemmeno degli altri. Quando Carlotta si mette a nudo, letteralmente, davanti a Ismaël, ritorna l’immagine di Marion Cotillard, nuda e debuttante nella sua sola scena (muta) in Comment je me suis disputé (ma vie sexuelle). Carlotta è un souvenir della giovinezza del protagonista interpretato, ieri come oggi, da Mathieu Amalric.
Né prequel, né sequel di I re e la regina, I Fantasmi d’Ismael svolge un nuovo episodio della vita di Ismaël Vuillard, doppio affettivo e professionale di Arnaud Desplechin. Più ancora del precedente (I miei giorni più belli), il film lavora sulla ricognizione, la ripetizione, il rilancio. I Fantasmi d’Ismael rimanda al mestiere, riprende ostinatamente la stessa materia autobiografica, romanzesca, burlesca, analitica, combinando nella stessa opera intimità, politica, arte, corpo, pensiero e processo creativo.
Posseduto dai tormenti della creazione e in faccia ai suoi fantasmi, doppi irragionevoli, l’autore debutta con una commedia di spionaggio in cui un’assemblea di diplomatici disserta su un ‘certo’ Ivan Dédalus, personaggio principale a venire di un film da finire. Seguendo false piste e false partenze, I Fantasmi d’Ismael si muove su tre piani distinti, il racconto avanza come un fantasma, fluttuando senza sforzo da un mondo all’altro e insistendo sul significato labirintico di Dédalus. Eroe illustre incarnato questa volta da Louis Garrel, irresistibile burlone, a dispetto della sua reputazione, che muove i primi passi nei corridoi del Quai d’Orsay e sfuma in una scen a ‘mitteleuropea’. Dédalus non è però il centro del film, non di questo almeno, è il fratello di Ismaël, meglio, la proiezione del fratello concepita da Ismaël. Ed è proprio lui il motore della storia, il nuovo avatar di Desplechin che si nasconde e rivela lungo le linee prospettiche che mettono in relazione due quadri maggiori del Rinascimento. Su un campo di passione volontariamente disordinato, l’autore trasforma daccapo in oro (e cinema) le sue ossessioni. I Fantasmi d’Ismael è una tappa irridente e depressiva di un work in progress che rimugina le sue storie d’amore e di famiglia, tra assoluzione e regolamento di conti, rivelando le architetture e spalancando le strategie narrative. (mymovies)