La vera storia di Olli Mäki

Mer 12/12 ore 20.30
Gio 13/12 ore 20.30
Ven 14 /12 ore 20.30

Mercoledì proiezione in lingua originale sottotitolata in italiano.

Un film di Juho Kuosmanen. Con Jarkko Lahti, Eero Milonoff, Oona Airola, Joanna Haartti, Esko Barquero.
Drammatico, durata 90 min. – Finlandia, Svezia, Germania 2016. 

“Un’opera prima originale e divertente nel suo essere dissacratoria, un inno nordico all’anti-intrattenimento.”

Nell’estate del 1962 a Olli Mäki, giovane sportivo finlandese, viene data l’opportunità di sfidare in casa il campione americano dei pesi piuma Davery Moore. Per lui, ragazzo di umili origini, sarebbe l’occasione di diventare una celebrità di fama mondiale, per la sua nazione quella di essere finalmente riconosciuta nel circuito sportivo internazionale. Ma Olli non sembra essere affatto esaltato dall’idea di intraprendere questa impresa, tutte le sue energie sono infatti concentrate sul suo amore nascente per Raija e sulla nostalgia per la sua semplice quotidianità.
E con questo film si schiera ovviamente dalla parte del secondo, riducendo il suo protagonista ad un personaggio molto più simile a quei perdenti cinici già visti nella filmografia di Aki Kaurismaki (punto di riferimento esplicito per il regista), piuttosto che a quelli interpretati da Sylvester Stallone. Le scene di preparazione all’incontro diventano quindi funzionali esclusivamente a far emergere il lato più ironico e sarcastico della tradizione nordica che sembra voler giocare con tutta la cultura cinematografica del mito sportivo e alla fine distruggerla. Dall’uso del bianco e nero, alla rappresentazione ai limiti del ridicolo del manager sognatore del pugile, tutto è una grande parodia che trova i suoi momenti di serietà solo quando si allontana dal ring: in quegli attimi in cui Olli riacquisisce i valori della semplicità e la consapevolezza che l’ambizione non sia una componente che appartiene alla sua persona.
Di conseguenza, il classico ritmo a tempo di musica degli allenamenti forsennati e l’epicità dell’azione made in USA lascia spazio ai silenzi e alle frasi fuori luogo del felice perdente che non vede l’ora di tornare tra i boschi con la sua amata, che di certo non è l’Adriana di Rocky, è anzi l’esatto opposto della donna che desidera la straordinarietà del proprio partner. La leggerezza e l’umiltà con cui viene proposta questa parabola anti-intrattenimento e contro spettacolarizzazione fa del film un’opera prima originale e divertente nel suo essere dissacratoria, senza avere l’ambizione (come il suo protagonista) di voler essere ricordata negli annali del cinema. (mymovies)