Margini

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Ven 30/9 ore 20.30
Sab 1/10 ore 20.30
Dom 2/10 ore 17 30
Lun 3/10 ore 20.30

Un film di Niccolò Falsetti. Con Francesco Turbanti, Emanuele Linfatti, Matteo Creatini, Valentina Carnelutti.
Commedia, durata 91 min. – Italia 2022.

“Finalmente una commedia italiana in cui si ride davvero ma che ha il sapore amaro della realtà.”

Grosseto, 2008. Michele, Edoardo e Iacopo, amici da sempre, formano un gruppo street punk hardcore, ma non hanno una lira, un’occupazione, e neppure un luogo in cui suonare. Miracolosamente sono chiamati come opening act della band americana Defense in tournée europea, ma la data del concerto viene poi cancellata. A Michele viene allora in mente di invitare i Defense a Grosseto, e altrettanto miracolosamente la band accetta: peccato che manchino il locale, l’impianto acustico e i soldi per i trasferimenti. Michele ha moglie e figlia, Edoardo un padrino dispotico, e Jacopo l’occasione di suonare per un’orchestra seria. Riusciranno i nostri eroi nella loro delirante impresa?
Deve moltissimo al cinema dei Virzì (Paolo, ma anche il Carlo di I più grandi di tutti) e tuttavia se ne affranca perché riesce a restare ruspante vero, e perché racconta una generazione successiva a quella di Ovosodo.
È soprattutto l’energia che attraversa la narrazione a rendere coinvolgente questa storia di tentato riscatto dove funziona tutto, soprattutto la corrente nervosa e la recitazione di tre ottimi attori che sembrano fisicamente rimandi pop culturali: Edoardo (Emanuele Linfatti) una versione underground di Fedez, Iacopo (Matteo Creatini) un giovane Edoardo Gabbriellini e Valentina Carnelutti (la madre di Edo) la Nicoletta Braschi senza Benigni. Francesco Turbanti (Michele), anche cosceneggiatore, riassume invece in sé l’esistenza ai margini del titolo, di chi è nato contrario e incapace di assimilarsi al resto del mondo.
Silvia D’Amico è teneramente efficace nei panni della moglie di Michele, ma chi ruba costantemente la scena a tutti è Nicola Rignanese nei panni esilaranti del padrino di Edo. In generale (e in scrittura!) nessuno dei personaggi perde umanità, restano evidenti le ragioni di tutti, e (al netto dei consueti problemi di sonoro del cinema italiano, che a volte rendono inintelligibili i dialoghi) le interazioni conservano una genuina componente di verità. Ed è confortante di per sé sapere che c’è ancora chi crede che “le cose si fanno o non si fanno”, potente antidoto per i ragazzi del 2022 che gettano la spugna in partenza.
È impossibile non fare il tifo per questo quartetto antistorico e postmoderno in un mondo analogico per scelta, che condivide prossimità fisica e motivazione ideologica, porta in giro gli strumenti col carrello della spesa e presenta il proprio concerto agli enti locali come “un’occasione per il territorio”. Anche gli ambienti della provincia maremmana sono perfetti: balere e supermercati, sagre e centri anziani, processioni e circoli Arci, Comuni decorati con teste di cinghiale e butteri “Marlboro men” della provincia.
La regia di Niccolò Falsetti, anche coautore della sceneggiatura con Turbanti e Tommaso Renzoni, è precisa all’interno di quell’energia caotica e scomposta, come lo è il montaggio (di Stefano De Marco e Roberto Di Tanna): a Falsetti, al suo primo lungometraggio, si deve la coesione di tutto il film, che ha il sostegno di icone alternative come i Manetti Bros. e Zerocalcare ma resta fieramente incapace di ruffianate e conformismi, e brucia dall’inizio alla fine senza mai cedere alla tentazione della svolta consolatoria. (MYmovies)