Non c’è più religione

Sab 17/12 ore 20.30
Dom 18/12 ore 20.30
Lun 19/12 ore 20.30

Un film di Luca Miniero. Con Claudio Bisio, Alessandro Gassmann, Angela Finocchiaro, Nabiha Akkari, Giovanni Cacioppo.
Commedia, durata 90 min. – Italia 2016.

“Un presepe multietnico per combattere i pregiudizi”

Un presepe vivente multiculturale e multirazziale è ciò che inizia a prospettarsi agli abitanti dell’isola di Porto Buio. Il bambino che ha sempre interpretato Gesù nella culla è troppo paffuto e fuori età e, come ricorda una didascalia prima dei titoli di testa, l’Italia è il paese con il più basso tasso di natalità d’Europa. E anche sull’isoletta di Non c’è più religione di neonati non se ne vede l’ombra da tempo. Questa è una delle corde che Luca Miniero, regista e autore della sceneggiatura insieme a Sandro Petraglia e Astutillo Smeriglia, va a pizzicare nel raccontare una storia solo apparentemente incerta su cosa vuole essere.
Rivolgersi alla comunità musulmana sembra essere l’unica soluzione per poter onorare il Santo Natale con il tradizionale presepe, unico evento in grado di calamitare sull’isola qualche anima turistica. L’idea di avere un bambino arabo nella culla fa storcere gli abitanti più integralisti, soprattutto quando la mamma si candida a interpretare la Madonna, prendere o lasciare. Allestendo un contesto paradossale, Miniero si assicura una base per ancorare il relativo realismo del film permettendo alla commedia di fare il suo corso. Si scherza con battute innocue dal fornaio, si alza il tiro con la gag dello zaino-bomba e si rasenta il teatro dell’assurdo con la scena della doppia preghiera in chiesa. La mano del regista però è gentile e garbata, quel filo surreale che lega le situazioni mantiene intatta la poesia in sottofondo.
Lo spunto della bassa natalità passa in secondo piano. Le diversità culturali tra la comunità cattolica e quella musulmana guadagnano terreno, mentre parallelamente cresce il rapporto tra i personaggi interpretati da Claudio Bisio, Alessandro Gassmann e Angela Finocchiaro. Amici di vecchia data e con qualche scheletro nell’armadio, i tre si ritrovano insieme facendo senza volerlo una sorta di punto sulle rispettive vite. Entra in scena il sentimento nostalgico del tempo andato, altra corda pizzicata dalla sceneggiatura e, per quanto non sia un tema portante, trova uno spazio nel quale inserirsi. Il presepe di Non c’è più religione è un magnifico pretesto (Hitchcock l’avrebbe chiamato MacGuffin) per parlare d’altro, con superficialità che in questo caso significa leggerezza. Il film mette in fila natalità, religione, amicizia, malinconia, paternità e tolleranza che, tra un sorriso e l’altro, lasciano al pubblico ottimismo e l’eventuale scelta di approfondire il tema che a livello personale possa aver coinvolto di più.