Parigi, 13Arr.

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Ven 25/3 ore 20.30
Sab 26/3 ore 20.30
Dom 27/3 ore 20.30
Lun 28/3 ore 20.30
Mer 30/3 ore 20.30 VOS

Un film di Jacques Audiard. Con Lucie Zhang, Makita Samba, Noémie Merlant, Jehnny Beth.
Drammatico, durata 105 min. – Francia 2021.

“Audiard abbraccia in un sontuoso bianco e nero il destino di una gioventù palpitante di vita e di speranze fragili.”

Nel 13° arrondissement di Parigi il desiderio è dappertutto. Émilie incontra Camille, prof di lettere che la innamora ma si innamora di Nora, provinciale e timida che videochiama Amber Sweet, cam girl che la ‘riconnette’ col mondo. Tre ragazze e un ragazzo in un mondo liquido. Amici, amanti e le due cose insieme, riempiono di colori un mondo in bianco e nero.
Dai suoi debutti non smette di filmare la maledizione della violenza, la relazione filiale, il disagio maschile, la forza delle donne e il declino della virilità. Tutti i suoi film, in cattività o in libertà, difendono l’alterità e l’immagine di una società ibrida, multiculturale e multirazziale. Les Olympiades non fa eccezione ma ha una morbidezza sconosciuta al regista. Forse perché la sceneggiatura è scritta a sei mani con Céline Sciamma (Ritratto della giovane in fiamme) e Léa Mysius (Ava), che lavorano ai fianchi il virilismo esacerbato di Audiard, lasciando respirare il female gaze.
Quello che concerne pienamente l’autore è invece l’abilità a esaltare i suoi giovani attori (sconosciuti) sullo schermo e nel décor di una Francia multiculturale. Questa volta è l’Olympiades con le “fortezze quadrangolari”, come le descrive Michel Houellebecq, dimorandoci coi suoi personaggi.
Il 13° arrondissement, il più atipico della capitale francese, è uno spazio riconvertito e composto da edifici in pietra e in stile americano che offre diversi ‘volti’ agli acquirenti come al cinema di Audiard. È il centro nevralgico dei cuori e dei corpi di una giovinezza ebbra d’amore che naviga a vista in quell’enorme transatlantico di torri, ormeggiato sul molo dell’ex stazione di carbone della Gobelins. Sapporo, Messico, Helsinki, Tokyo… gli otto blocchi verticali dell’Olympiades prendono il nome delle città che hanno ospitato i Giochi Olimpici. E nei suoi edifici residenziali, vivono oggi nuovi ‘campioni’ olimpionici.
A immagine della riqualificazione del quartiere, la più grande dopo quella haussmanniana, Audiard assegna al suo cinema un nuovo obiettivo. Adattato da tre racconti grafici di Adrian Tomine, grande nome del fumetto americano indipendente, Les Olympiades abbraccia i destini, brillantemente incrociati, di tre filles e un garçon in sintonia col paesaggio parigino.
In un sontuoso bianco e nero, Audiard disegna la cronaca contemporanea, e sovente comica, di una giovinezza eteroclita alla ricerca di sé stessa e di qualcuno da amare, e da cui farsi amare.
Tra stazioni della metro e centri commerciali, giardini e spianate, ristoranti e commerci che si sognano prosperi, una fauna di tutte le origini (soprattutto cinese), si muove, si urta, si infiamma, si ferisce. Il poliamore regna sovrano fino a quando i sentimenti rimangono sigillati. Due donne hanno una relazione con lo stesso uomo mentre cercano l’amore vero sulla mappa della stagione post-romantica.
Le nuove tecnologie, onnipresenti nel film, servono gli incontri online, il porno virtuale, le molestie, il pubblico ludibrio, soffocando la voce umana che tuttavia si fa largo negli incontri vis-à-vis, nel confronto corpo a corpo e nella sessualità sfrenata.
Audiard gira un film che cancella le frontiere dell’orientamento sessuale come quelle del colore. Il bianco e nero sublima le etnie, che non definiscono mai i personaggi. È uno dei miracoli di questo racconto di destini in divenire che fanno vibrare un quartiere parigino senza bellezza.
Il piacere che offre Les Olympiades nasce soprattutto dai dialoghi e dai suoi personaggi, che palpitano di vita e di speranze fragili. Lucie Zhang, Makita Samba, Jehnny Beth e Noémie Merlant sono i volti di una nuova generazione di attori che rifiuta il pessimismo di ambiente e corregge la ruvidità del regista. Per Jacques Audiard non si tratta solamente di trovare nuovi corpi ma di restituire un sentimento, una sensazione sullo schermo. Il ‘gusto di ruggine’ o il sapore di ‘baci rubati’, ravvivando la fiamma olimpica dei maratoneti di domani. (MYmovies)