Strange World – Un mondo misterioso

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Lun 26/12 ore 17.00

Un film di Don Hall (II), Qui Nguyen.
Animazione, durata 102 min. – USA 2022.

“Un’avventura senza limiti che parla di noi e del nostro futuro, con una sorpresa finale che dà senso al tutto”

C’è una terra lontana, di nome Avalonia, circondata da una formidabile catena di montagne che nessuno è mai riuscito ad attraversare. Avalonia sta morendo, ridotta com’è alla stagnazione e all’impossibilità di crescere, e molti ripongono l’ultima speranza di salvezza oltre quelle montagne. Lo fanno anche i Clade, Jaeger e Searcher, padre e figlio, un duo di esploratori che da anni tenta disperatamente di trovare un passaggio per andare dall’altra parte. Durante una spedizione, Searcher scopre una misteriosa pianta capace di generare energia elettrica, e mentre Jaeger decide di proseguire da solo alla ricerca di una via d’accesso, il figlio torna in città riportando la pianta che sarà il motore di rinascita dell’intera Avalonia. Dopo venticinque anni, quell’energia sembra stia per esaurirsi, e allora tocca imbarcarsi in una nuova avventura…
“Amazing Stories”, Fritz Leiber, Robert E. Howard, “The Shadow”. E ancora, “Weird Tales”, Edgar Rice Burroughs, “Doc Savage”, H. Rider Haggard, “Ellery Queen’s Mystery Magazine” – è un pozzo oscuro e ammaliante quello dentro il quale si abbevera l’ultimo dei Classici Disney, il 61° per l’esattezza: Strange World – Un mondo misterioso, diretto da Don Hall e prodotto da Roy Conlin (il duo dietro Big Hero 6, successo da box-office e Oscar nel 2014), con la decisiva scrittura di Qui Nguyen, è infatti un grande e generoso omaggio ai pulp magazines dei primi decenni del Novecento, quelle riviste stampate su carta economica – la polpa – che agitavano e mescolavano fantascienza, mistero, avventura, poliziesco, per un divertimento a poco prezzo capace di appesantire di eccitazione i ragazzi e di alleggerire di inquietudine gli adulti.
Diretti discendenti di penny dreadfuls e dime novels britanniche e ottocentesche, i pulp magazine fecero la fortuna di editori e scrittori, in un contesto come quello della Grande Depressione e della Prima Guerra Mondiale che sembrava non lasciare spazio alla leggerezza e alla fuga. Partendo da qua, e buttandoci dentro anche Indiana Jones, King Kong, H.G. Wells e Viaggio al centro della terra, Don Hall e Qui Nguyen hanno ricreato un distillato perfetto di quel sense of wonder che ti saltava addosso leggendo quelle riviste e guardando quei film, e l’hanno fatto nel modo più popolare e contemporaneo possibile.
Strange World è un racconto che vive e si agita di tante cose. È una vicenda famigliare, con la sete di avventura di Jaeger che è così divampante da diventare schiacciante solitudine, e la voglia di emancipazione di Searcher che lo porta a voltare le spalle a tutto e a tutti; è una saga generazionale, con l’entrata in scena di Ethan, figlio di Searcher e nipote di Jaeger, ragazzo che si sta affacciando alla vita adulta ma ancora così fragile e risoluto allo stesso tempo; è una parabola sociale, con il destino di Avalonia in bilico tra l’isolamento assoluto e la necessità di apertura verso il mondo esterno.
È, soprattutto, un grande narrazione che anche infrangendosi nelle storie personali e collettive ci restituisce sempre e comunque un affresco complesso, dove la risoluzione del conflitto privato si gioca sullo stesso campo di quello pubblico, perché il futuro della famiglia Clade, la loro eredità e il loro retaggio è quello di Avalonia tutta.
Così il mondo intrappolato tra le montagne non può andare avanti se l’autoritarismo di Jaeger non viene messo in discussione, se l’immobilismo di Searcher non è intaccato, e l’unica sintesi possibile è nel confronto generazionale con Ethan, specchio ed estensione di entrambi, membro dei nuovi Clade e cittadino di una rinnovata Avalonia. Il futuro, insomma, non può essere quello predatorio dei nonni o quello consumistico dei padri, ma una proposta che viene dal basso, dalla gioventù, dall’avventura, per un’idea di società in condivisione e in decrescita.
Oltre al cosa c’è anche il come, e quello di Strange World riesce a stare al passo di quei pulp magazine che sì erano produzioni ad altissima tiratura e a basso costo, ma che rimangono un prodotto di intrattenimento di vertiginosa ricchezza e qualità, mondi immaginifici dentro i quali affondando le radici i Grandi Antichi di Lovecraft e i fumetti Marvel, l’orientalismo di Rudyard Kipling e l’escapismo di Louis L’Amour.
Rielaborando copertine esplosive e illustrazioni seducenti, Don Hall e il team di animatori Disney sono riusciti non solo ad architettare un mondo finzionale stratificato, ma anche a farcelo esplorare livello dopo livello, fuga dopo fuga, dove il senso ultimo dell’avventura risiede proprio nell’essenza stessa di quei cieli, quelle rocce, quegli esseri che lo popolano. Strano e misterioso. Accogliente e caloroso. Pura polpa di sense of wonder. (MYmovies)