Virgin Mountain

Mer 8/11 ore 20.30
Gio 9/11 ore 20.30
Ven 10/11 ore 20.30

Cineforum, ingresso anche con biglietto.

Un film di Dagur Kári. Con Gunnar Jonsson, Ilmur Kristjánsdóttir, Sigurjón Kjartansson, Franziska Una Dagsdóttir.
Drammatico, durata 94 min. – Islanda 2015.

“Un cinema intimistico che cesella perfettamente i suoi personaggi senza mai cadere nel facile romanticismo.”

Fúsi a 43 anni vive ancora la madre e lavora come addetto ai bagagli in un aeroporto. Corpulento e introverso non ha mai avuto una fidanzata e subisce senza reagire i pesanti scherzi dei colleghi. L’attuale compagno della madre per il suo compleanno gli regala un cappello da cowboy e l’iscrizione a un corso di ballo country. Fúsi è estremamente restio alla partecipazione ma l’incontro con Sjofn, una delle corsiste, lo spinge a provare.
Ci voleva un film che arriva dalla periferica Islanda per ricordarci che si può fare un cinema intimistico (nell’accezione più positiva del termine) senza per questo dover annoiare lo spettatore con silenzi chilometrici o solipsistici intellettualismi che aspirerebbero alla dignità della cinefilia senza riuscirvi.
Fúsi è altruista come alcuni personaggi di un cinema (quello di Kaurismaki) che con questo condivide la latitudine anche se Kári batte altre piste. Come quelle immense dell’aeroporto in cui agisce un uomo che ha sempre visto partire gli altri rimanendo sempre a terra con un bagaglio da portare molto più pesante di quelli che carica e scarica. C’è una battaglia che combatte fin nei minimi dettagli su un plastico che si è costruito in casa (quella di El Alamein) per dimenticare le sconfitte che il quotidiano gli impone. Fino a quando intravvede una opzione diversa che gli permetta finalmente di crescere senza annullare la parte bambina di sé che una piccola del condominio, sola come lui, sente affine ma che gli adulti vedono come un pericolo. Tra un uso, per lui inusuale, della fiamma ossidrica e una riparazione d’auto per qualcuno che amico non era e non potrà essere, si colloca una presenza nuova: quella di Sjofn.
Con il suo ingresso si misura l’abilità di sceneggiatore di un regista che sa cesellare i propri personaggi non cadendo mai nel facile romanticismo. Sjofn è una donna vera, con la sua tenerezza, le sue aperture, i suoi segreti e i suoi timori. Fúsi con lei impara a vivere in modo nuovo. Il che non significa che tutto sia facile: chi ti aiuta a liberarti può non essere necessariamente libero a sua volta ma questo non deve necessariamente volgersi in negativo. Da ingombranti come ci si sentiva prima ci si può trasformare in imponenti senza aver perso un etto ma avendo colto il valore di un’opportunità. (mymovies)