Doppio amore

Mer 23/5 ore 20.30
Gio 24/5 ore 20.30
Ven 25/5 ore 20.30

Cineforum, ingresso anche con biglietto.
Mercoledì proiezione in lingua originale sottotitolata in italiano.

Un film di François Ozon. Con Marine Vacth, Jérémie Renier, Jacqueline Bisset, Myriam Boyer, Dominique Reymond.
Thriller, durata 110 min. – Francia 2017.

“Dal suo debutto, François Ozon esplora l’altro. Quel doppio, benefico o malefico (o le due cose insieme) che cova in noi, esercitando una presa amorosa, sessuale, criminale.”

Chloé ha un dolore che non passa. Giovane donna fragile, somatizza un segreto che custodisce nel ventre e affronta in terapia. Paul, lo psichiatra, la ascolta senza dire niente fino al giorno in cui decide di mettere fine alle sedute. La seduzione che Chloé esercita su di lui è incompatibile con la deontologia professionale. Ma Chloé ricambia il sentimento di Paul e trasloca la sua vita (e il suo gatto) nel suo appartamento. Tutto sembra volgere al meglio, quando scopre che il compagno le nasconde la sua parte oscura: Louis, gemello monozigote che svolge la stessa professione in un altro quartiere di Parigi. Intrigata, prende un appuntamento. L’attrazione è fatale. Chloé li ama entrambi, uno con dolcezza, l’altro con bestialità. Alienata e divisa, scende progressivamente all’inferno.
L’altro che è femmina, l’altro che è doppio, l’altro che è ratto, l’altro che ha le ali, l’altro che non può essere morto, l’altro che infila la casa d’altri, l’altro che è assassino. Adattamento di un romanzo breve di Joyce Carol Oates (“Lives of the Twins”), Doppio amore è l’esito, e probabilmente la conclusione, di questa dualità permanente. Con rigore geometrico, l’autore francese precipita nella testa di una donna scollata dal mondo reale. La causa, (di)spiegata nell’epilogo, affonda nella gemellarità. La gemellarità parassita mostrata in quello che ha di più mostruoso.
La maniera è quella di Brian De Palma, con un gusto postmoderno e incontenibile per la citazione. Ma le referenze cinefile non si esauriscono con Le due sorelle. C’è in Ozon una disciplina geniale che assimila in fretta il lavoro dei maestri per cucire la pelle e dipingere una tela di colori brillanti e visioni fantastiche. Nella sua variazione sul tema dei gemelli c’è David Cronenberg, ci sono le scale a chiocciola e le altezze vertiginose di Alfred Hitchcock, i segreti dietro alla porta di Fritz Lang, gli animali perturbanti di Jacques Tourneur e la vicina indiscreta di Roman Polanski (Rosemary’s Baby).
È dal ginecologo che si apre Doppio amore cercando una diagnosi razionale a un dolore tenace al ventre. Crampo che trova ragione nella psichiatria. Cinema organico e genitale, L’amant double è un’indagine mentale in cui perdiamo presto la direzione. Perché François Ozon è uno dei rari autori a distillare, film dopo film, l’idea sconcertante che le immagini mentono. O possono sbagliarsi. Girando con precisione clinica, invita il pubblico a emanciparsi dalla passività che il cinema sovente esige, per decifrare, per interrogare. Doppio amore è un étude de femme dentro un thriller psicologico che frequenta il doppio malefico. Come sempre con Ozon si impongono due film, quello esibito e quello intrecciato con pazienza, che dissimula sotto il bagliore della superficie e i falsi décor del Palais de Tokyo.
Insieme a Frantz e a Una nuova amica, per citare le opere più recenti, L’amant double segue un percorso femminile e ‘genera’ la vera Chloé attraverso due uomini, così differenti e così uguali. Proprio come Anna attraverso Adrien (Frantz), Claire attraverso David e Virginia (Una nuova amica). Meno rassicurante di quello intrapreso da Anna e Claire, il viaggio di Chloé è crudo, crudele, brutale. Una fuga nevrotica in cui la realtà naufraga e i passaggi onirici o le istallazioni del museo che Chloé sorveglia trasfigurano in minaccia. Minaccia che incombe, che circonda, lambisce fino a inghiottirla, fino a dissolverla davanti a due fratelli che si desiderano più di quanto la desiderino. L’universo freddo e incerto di L’amant double è scaldato dall’intensità del desiderio della coppia formata da Marine Vacht e Jérémie Renier. Lei che in Giovane e bella era superficie fredda, opaca, anaffettiva, rivela la sua intimità fino alla vertigine. Lui, bionda e fatale proiezione, raddoppia provocando uno choc psichico. Incarnando la dicotomia di un autore diabolico. (mymovies)