Il matrimonio di Rosa

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Gio 16/9 ore 20.30
Ven 17/9 ore 20.30
Sab 18/9 ore 20.30
Dom 19/9 ore 20.30
Lun 20/9 ore 20.30
Mer 22/9 ore 20.30

Un film di Icíar Bollaín. Con Candela Peña, Sergi López, Nathalie Poza, Ramón Barea, Paula Usero
Commedia, durata 97 min. – Spagna, Francia 2020.

“Una commedia ben riuscita sull’importanza di amare se stessi con la giusta misura.”

Rosa è una sarta che lavora nel cinema e vive a Valencia. Ha una figlia che ha avuto due gemelli e si è trasferita a Manchester ma non è propriamente felice. Suo fratello, che si sta separando dalla moglie, le affida tutte le volte che può i suoi figli mentre la sorella non ha tempo di occuparsi del loro anziano genitore che, tra l’altro, sta così bene con Rosa da voler lasciare la propria abitazione per andare a vivere insieme. Lei non regge più il carico e decide di lasciare la città per andare a riaprire il laboratorio di sartoria che fu di sua madre in una cittadina di provincia. Inoltre vuole sposarsi con la persona che ha deciso di amare di più.
Perché sarebbe stato più semplice proporre la tragicità quotidiana di una vita costantemente spesa a servizio degli altri che neanche più si accorgono di quanto stanno ricevendo ritenendolo ormai, se non ‘dovuto’, comunque normale. La sceneggiatura invece assume le connotazioni di una commedia in cui non manca l’acidità. Perché, a partire dall’incubo con cui inizia il film, ci ritroviamo dalla parte della protagonista in cui molti (e soprattutto molte) avranno modo di riconoscersi. Ma l’incubo si trasforma in breve in una narrazione che, grazie alle caratterizzazioni, dei fratelli e del padre di Rosa, ci ricorda come avesse ragione Oscar Wilde quando affermava: “Non fare agli altri quello che vorresti facessero a te. Potrebbero non avere i tuoi stessi gusti”.
Perché dal momento in cui Rosa ha deciso che stare meglio con se stessa è l’unica opzione possibile per poi vivere gli altri (ivi compreso un parafidanzato) non come un peso ma come un’occasione di condivisione, gli ‘altri’ si mettono in moto per esserle di aiuto. Esattamente con le modalità che a lei non piacciono o di cui non ha bisogno.
Grazie ad attori che sanno come gestire i propri ruoli il film ruota intorno al baricentro della necessità di acquisire la consapevolezza della propria condizione esistenziale senza finzioni e senza scappatoie pericolose (la sorella beve per superare le frustrazioni e il fratello invece mangia). Solo così, amando se stessi con la giusta misura, si potrà poi amare il prossimo. (mymovies)