La scelta di Anne – L’Événement

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Gio 25/11 ore 20.30
Ven 26/11 ore 20.30
Sab 27/11 ore 20.30
Dom 28/11 ore 20.30
Lun 29/11 ore 20.30

Mer 1/12 ore 20.30 VOS

Un film di Audrey Diwan. Con Anamaria Vartolomei, Kacey Mottet Klein, Luàna Bajrami, Louise Orry-Diquéro.
Drammatico, durata 100 min. – Francia 2021.

Lottare per il proprio corpo è anche lottare con lui. Lui, appunto, non esso: un corpo, non un’entità astratta; una forma di carne, non un involucro. Il body horror è su questa battaglia che trova origine. Un confronto allo scopo di trasformarsi. Una guerra di tessuto e di sangue, di arti e di pelle, per riformulare l’identità, per rilanciarla.La maternità dunque come un conflitto di campo, non di idee. In L’événement, che è un body horror con la franchezza di Pialat, l’asperità del miglior Téchiné e la sintesi spaziale di Cronenberg, la Francia del 1963, quando per l’aborto si muore o si finisce in prigione, ha la forma di un fuori quadro invisibile. Il calvario della studentessa universitaria di lettere Anne (Anamaria Vartolomei) è lo stesso della Carrie White kinghiana e depalmiana (non è casuale sia presente una scena di doccia tanto impavida quanto disinvolta nel nudo): entrambe scelgono il sangue quale vita. Tuttavia per Anne il sangue non è un indesiderato strumento di morte, bensì la concretizzazione più evidente e più benvenuta di un’individualità che finalmente rinunci a leggi e istituzionalizzazioni, al buon senso imposto e all’educazione egemone degli affetti. Sanguino, dunque sono. Voglio vedere il sangue, voglio che il (mio) sangue esca da me, e si porti con sé il mio io più ordinato, comandato, esatto.
L’ostinazione all’aborto di Anne è perciò qualcosa di più di un’affermazione di genere. È il sintomo di un’identità forte, l’inevitabile inquietudine per un presente attraverso il quale scommettere sul futuro. Il feto che Anne chiama fuori da sé è il suo alien, non c’è altra immagine più opportuna per evocarlo. Anne insiste per farlo morire, e lui, il feto, anch’egli già un lui, resiste, si rafforza, cresce; Anne pretende che venga estratto, evacuato, rimosso. Alla larga da simboli fedi religioni assoluti.
Ciò che conta è una sensibilità che strappi l’omologazione del ruoli («che vuole la donna incinta per diventare una casalinga») e che guardi al domani non come collettività o società ma in prima persona. Io chiedo. Il sé di L’événement è una realtà da perforare (anche due volte, ad altissimo rischio di vita) e da storpiare; è un amore, non da presupporre ma da considerare e da credere, da crederci. Allora sì che il soggetto, da singolo, può rimodulare il tutto, il mondo, il comune sentire e vedere.
In Ai nostri amori la quindicenne Sandrine Bonnaire si ribellava con il disordine a una dimensione a lei inadeguata. Qui Sandrine Bonnaire è la mamma di Anne, che non può non capire. E in una scena a tavola anche con il padre, una scena di dolcezza alla Assayas, la ragazza sembra ritrovare l’età acerba che le appartiene. Ma è soltanto un intervallo in un calvario che abdica agli scenari politici (diversamente quindi da 4 mesi 3 settimane 2 giorni di Mungiu) per vestire generalità esclusive, le proprie. Quello di Anne è dunque un privilegio, sfiancante e doloroso, ma comunque un privilegio: perché il suo io vero ha la meglio, e vince. Scommettendo su un dopo che potrebbe realizzarsi in nome di Victor Hugo, affinché il romanticismo possa fare rima con libertà. (cineforum)